sabato 7 novembre 2009

Fabio Frosini: Da Gramsci a Marx. Ideologia, verità, politica. Prefazione di Augusto Illuminati, DeriveApprodi, Roma 2009, pagg. 120, €14


Il libro

Il libro è il tentativo di rileggere Marx seguendo le indicazioni fornite da Antonio Gramsci nei Quaderni del carcere. Questa rilettura, che Gramsci fa solo attraverso rapidi accenni e affermazioni programmatiche, è indispensabile per ripensare un possibile modello di «marxismo» liberato dalle alternative che lo hanno caratterizzato fino alla sua apparente eutanasia alla fine degli anni Ottanta: uomo/struttura, politica/sviluppo economico, verità/ideologia, congiuntura/struttura. Provando a leggere Marx come lo avebbe fatto Gramsci, emerge invece un pensatore completamente immerso nella lotta politica, autore di scritti da decifrare nella congiuntura sulla quale intervengono; un pensatore che non si pone mai come un vero «autore», poiché quella che viene considerata la sua «opera capitale» non è altro che una congerie non definitiva di appunti.

Fabio Frosini
Fabio Frosini, dal 1998, insegna presso il dipartimento di Filosofia dell’Università di Urbino, dove dal 2004 è ricercatore. È autore di diversi saggi di argomento filosofico-politico, tra cui: Gramsci e la filosofia. Saggio sui «Quaderni del carcere» (Carocci, 2003)

un assaggio...
«Il sapersi parte in lotta non è l’ideologia del proletariato, come se la sua costituzione ripetesse specularmente quella della borghesia: il comunismo non è l’ideologia del proletariato né può esistere un’ideologia proletaria. Anche il Manifesto conclude all’impossibilità di un “partito comunista” in quanto partito particolare, opposto agli altri partiti operai, dato che il proletariato è irrappresentabile.

Rappresentarlo equivarrebbe a limitarne la realtà a una forma tra le altre, assegnandogli un posto nella società attuale, di cui è invece la dissoluzione totale, a ripartire lo spazio pubblico disponibile, come se tutti ne fossero partecipanti al medesimo titolo. Scindiamo in due parti il discorso: per un verso le classi sono asimmetriche e il proletariato si costituisce solo ed esclusivamente sul piano politico, quale parte dei senza-parte, flusso costituente e non soggetto costituito; esso cessa di essere l’erede della filosofia classica tedesca, un’incarnazione dello spirito oggettivo, e diventa un elemento asimmetrico nella lotta delle classi. Le classi in lotta, infatti, non solo non sono soggetti precostituiti ma sono definite dalla lotta stessa. Per altro verso Marx prelude a una descrizione della democrazia espansiva che troverà il suo approdo nella Mésentente di Jacques Rancière. Ovviamente, se il proletariato è ribellione e insorgenza, assenza di potere e dunque resistenza a chi ha già potere, una zeppa alla chiusura totalizzante della comunità, esso non è un dato sociologico, non esiste in una forma definitiva, tanto che può rinserrarsi in aristocrazia operaia o frazione subalterna dell’imperialismo. Il suo partito è diverso dagli altri perché non si riduce a “parte” con i suoi miseri privilegi ma punta a re-istituire sempre di nuovo nella storia l’identità di storia e politica, rendendo conto dell’antagonismo in ogni manifestazione. Alla rivoluzione permanente economico-sociale del capitalismo (all’accumulazione originaria che non è data illo tempore, ma si rinnova a ogni ciclo produttivo) si oppone la politica comunista quale rivoluzione permanente. Una simmetria dissimmetrica, che costruisce seconde nature e una diversa universalità pratica che non ripete anzi fa esplodere lo spazio simbolico inappagato dell’universalismo giuridico borghese, liberté égalité fraternité».

Dalla Prefazione di Augusto Illuminati

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